sabato 14 aprile 2012

Stereotipi, perché? (post da non prendere seriamente)

La risposta a questa domanda è “perché sono fottutamente comodi”. 

Prima di procedere oltre mi diletterò in una premessa del cazzo, cioè, questo è uno sfogo, non vuole essere nulla di più e nulla di meno, la verità non è una sola e puttanate vari al seguito. Detto questo tenterò in tutti modi di sostenere la mia teoria.

Ora, cominciamo con le cose serie, dunque, gli stereotipi, questo è l’argomento, o meglio, perché vengono utilizzati? Bene, ho già risposto, perché sono comodi. Ed ora avvalorerò la mia ipotesi con uno sproloquio di farvi sanguinare le orecchie, tenterò di non trasformarlo in un superpippone da mago-guida-stereotipo e di renderlo assai volgare e possibilmente tremendo. 

Gli stereotipi sono odiati dai più, sono noiosi, sono sempre o quasi uguali a se stessi, ciò li rende prevedibili e, chiaramente, sanno di già visto. Ciò non fa che peggiorare la narrazione e contribuisce a formare il tremendo fenomeno del “ho scoperto come va a finire” ora, capisco che si possa intuire il finale, ma intuirlo in ogni sottotrama dopo aver letto venti pagine del primo volume di una decalogia, lo trovo francamente snervante.

Quindi i suddetti fottuti stereotipi vengono osteggiati e cacciati dai critici tutti con la stessa efferatezza che un perfetto eroe fantasy dimostra nel cacciare luridi orchi (o chi prende il loro posto).

Spada con tante punte, forgiata per autoferirsi? c'è, corazza priva di senso ma fika? c'è, mantello svolazzante ed ingombrante? presente, alcuni punti vitali esposti? ci sono, elmo che oscura completamente la vista? c'è anche quello! perfetto! Il nostro eroe fantasy stereotipato è pronto per un avventura qualsiasi!

Parlando di esclusivamente di modelli preconfezionati di personaggi e oggetti, perché, e ribadisco perché si continua ad usarli visto che fanno schifo a tutti?

1 Fanno schifo all’autore perché gli imbruttiscono il cazzo di libro;
2 Fanno schifo ai lettori perché si ritrovano a leggere di personaggi sempre simili e con, per forza di cose, storie simili;
3 Fanno schifo agli editori perché facendo schifo ai lettori le vendite dovrebbero diminuire.

Allora perché? Perché porca troia? Bene, la risposta, ed è la terza volta che la do, è perché sono comodi. Nella storia dell’umanità sono andati avanti solamente gli oggetti più comodi, l’evoluzione degli stessi non era altro che una ricerca di comodità. Per esempio una caverna è comoda perché ti ripara dalla pioggia, ma una capanna è più comoda perché, oltre a ripararti dalla pioggia come la caverna magari non è abitata da un orso di cinque metri che cerca di mangiarti, ed una casa è ancora più comoda perché è più solida e ti protegge meglio, per non parlare di una casa in pietra e via dicendo. Per le armi è lo stesso, è comodo avere un coltello di selce per difendersi dal barbaro che cerca di stuprare te e tutti i tuoi congiunti, ma è più comodo averlo di rame, e lo è ancora di più averlo di bronzo e via dicendo. In cose più vicine a noi, è comodo il telefono, ma è più comodo il cellulare e lo è ancora di più il telefono satellitare. Quindi, cosa va avanti? Gli oggetti comodi.

Nella stessa misura gli stereotipi sono fottutamente (fottutamente) comodi.
Anche ai lemuri piacciono le comodità

1 Comodi per l’autore:

Sono comodi per l’autore perché evita di doversi inventare dei personaggi di sana pianta e anche perché quei particolari personaggi vanno benissimo nella narrazione, essendo il risultato di un’opera collettiva di smussamento e perfezionamento, sono praticamente perfetti, incarnano tutto il necessario, nelle proporzioni giuste e senza strafare, di seguito ne tratteggio un elenco perché, oramai lo sapete, sono un maniaco: 
1 Il mentore è vecchio ed ha la barba lunga perché da idea di saggezza, se ha un bastone e fuma la pipa è ancora meglio perché da l’idea di uno misterioso, che ha visto molte cose, tipo uomo vissuto.

2 Le spalle varie devono eccellere ognuna in un arma particolare, arma che deve richiamare la loro corporatura (così non si fa fatica ad associare un arma ad un personaggio) , e possibilmente devono incarnare i tipi umani principali, così abbiamo il guerriero veterano, un po’ in ombra, temprato da mille battaglie e scontri, il principe elfico con l’inseparabile arco, agile, veloce, con la super vista e fichetto, ed il nano, con l’ascia burbero e che beve birra e rutta, piuttosto rozzo. Se non si chiamano nano elfo e guerriero hanno altri nomi, ma la sostanza non cambia.

3 Il cattivo, perché senza un cattivo cosa esistono a fare eroe e compagni? Deve essere cattivo, ma possibilmente essere scemo, o meglio geniale ma con qualche faglia nel suo piano che non ha previsto perché è cattivo o cose simili.

4 Poi, bè, poi abbiamo lui, er mejo, lui, l’eroe. L’eroe è la summa ultima degli stereotipi perché, mentre gli altri li si può dipingere dall’esterno con due tratti del cazzo che fanno pure folcloristico (uno rutta, l’altro passeggia leggiadro, il terzo canta della sua principessa lontana e semiperduta) e danno l’dea di profondità alle loro vicende, l’eroe va visto dall’interno. Questo, signori miei, è un grosso problema. Infatti ci sono delle leggi che lo manovrano, le “insindacabili e divine leggi dell’eroe perfetto” che, per i novizi del genere le elencherò di seguito:

1 politicamente corretto: l’eroe deve essere politicamente corretto, quindi non essere cattivo, spesso deve farsi un sacco di seghe mentali su cose che non lo dovrebbero minimamente toccare come la giustizia, la pace, la felicità degli altri, il bene supremo ecc e deve sempre essere pronto al sacrificio;
2 partire: deve poter partire senza problemi da casa sua in qualunque momento e condizione;
3 odiare: deve odiare il cattivo di turno;
4 imparare: deve avere tutto da imparare su tutto;
5 mondo sconosciuto: non deve conoscere il mondo in cui abita;
6 vittoria: deve sconfiggere il cattivo;
7 ammmmmmorhhhhhhhhe impossibile: deve avere una pseudo storia d’amore che però deve restare nel dramma sino alla fine del libro;
8 immedesimazione: deve permetter a cani e porci di immedesimarsi in lui.
9 arma: deve avere un arma fikkkkkkkkkkkkisssssima!
10 Anno: un anno è la quantità ideale di tempo per l’arco narrato;
11 viaggio: il viaggio è obbligatorio, non importa se fisico, mentale o altro, deve esserci;
12 spalle/compagni: è necessario che l’eroe abbia spalle/compagni;
13 nemici in crescendo: sono necessari nemici via via più forti;

             Ammirate le “insindacabili e divine leggi dell’eroe perfetto”!!!

Ora, come vedete ci sono abbastanza punti ed alcuni sembrano contraddittori (ed infatti lo sono) come il 4 e 5 con il 6, ma sono tutti necessari, anche per motivi futili, motivi che catalogherò in un comodo elenco, ad ogni motivazione corrisponde il numero delle “insindacabili e divine leggi dell’eroe perfetto” :
1 la correttezza politica è necessaria per ridurre al minimo le possibili critiche al libro;
2 se non potesse partire in qualsiasi momento come potrebbe iniziare il libro?
3 deve odiare il cattivo altrimenti non avrebbe motivo di tentare di ucciderlo/sconfiggerlo;
4 deve imparare tutto altrimenti il libro sarebbe troppo corto per essere un libro, diciamo che è un allungo del brodo codificato, inoltre serve come scusa per l’autore per mostrare il mondo che ha creato al lettore;
5 non deve conoscere il mondo in cui abita altrimenti lo scrittore non avrebbe il pretesto per descriverlo attraverso i discorsi del mentore;
6 deve sconfiggere il cattivo perché il finale felice piace a tutti;
7 deve avere una storia d’ammmmooooorrrrhhhhhhhhheeeee impossibile, serve a trascinare la narrazione e consente facili allunghi del brodo in pippe mentali del nostro eroe. Senza contare l’immedesimazione nei drammi amorosi che accalappia sempre una nutrita fetta di pubblico;
8 se i lettori non si immedesimano il libro piace meno;
9 l’arma fikkkkkkkkkkkkisssssssimmmaaaa, possibilmente una spada, deve avere tante punte e dare idea di fikezza assoluta in quanto molti dei lettori sono dei perfetti sfigati/e e l’arma fikkkkka aumenta la loro autostima (quasi nulla, per cui basta poco) durante il periodo di immedesimazione rendendo piacevole la lettura ed allontanando eventuali critiche.
10 Per evitare un quantitativo di pagine eccessivamente alto o uno sforzo di inventiva per lo scrittore troppo pesante la narrazione non deve superare un anno di arco temporale effettivamente narrato.
11 il viaggio è facile da descrivere e permette di far proseguire la narrazione variandola un po’, inoltre fa da sinonimo della maturazione del personaggio e della crescita dello stesso.
12 i compari/spalle servono a dare colore alla vicenda ed ad incarnare gli amici del lettore.
13 deve necessariamente affrontare nemici via via più forti in modo da mantenere un certo livello ascendente nel libro e da potenziarsi in vista della battaglia finale.

Tutto in veste dell’utilità come vedete ed, in definitiva, della comodità. Sorge però uno scabroso problema, è complicato avere un personaggio con caratteristiche così diverse, dovrebbe avere seri problemi d’intelletto per non avere una minima idea di come sia fatto il mondo che lo circonda, ma deve essere un genio per imparare il tutto in un anno aggiungendovi anche una discreta quantità di conoscenze magiche e di pseudo-lotta, il tutto viaggiando e trovare anche il tempo per innamorarsi di una amore impossibile, procurarsi una spada ultra pacchiana e, alla fine del tutto, sconfiggere il cattivo (magari con la “K”).

Skeletor, nemico di He-Man, un vero Kattivo con la "K"!!!

Può sembrare una cazzata ma il problema è serio e sussiste.
Bene, che fare allora? Molto semplice signori miei, ci sono voluti decenni di fantasy e secoli di miti, ma l’eroe perfetto è stato creato, e così tutti ne approfittano, non per un intrinseco desiderio di plagio, ma per mera necessità.

Abbiamo dunque un ragazzo orfano (punto 2) i cui genitori/parenti/amici/villaggio è stato sterminato dal cattivo di turno (punto 3), possibilmente figlio di un fabbro (punto 9) molto giovane (punto 4) e che viveva in culo ai lupi ma così tanto da essere all’oscuro del mondo (punto 5) che incontra il mentore che gli insegnerà tutto ed ancora un po’ su tutto ed ancora un po’ (punti 4 e 5) ed inizia così un viaggio (punto 11) che non durerà più di un anno (punto 10) nel quale incontrerà un amore impossibile, come una principessa, (punto 7) ed una serie di compagni vari (punto 12), sconfiggendo nemici gradualmente più forti (punto 13) il tutto facendosi pippe mentale varie sul bene (punto 1) ed infine sconfiggendo il cattivo (punto 6).

Sfido io a trovare qualcosa di nuovo attenendosi alle “insindacabili e divine leggi dell’eroe perfetto”.

Esistono alcune varianti le quali comunque non intaccano la sostanza, e, dato che sono un feticista degli elenchi, le piazzerò di seguito:

1) l’eroe dannato, l’eroe è problematico e dannato, perché? Non vi è una vera risposta, diciamo che lo è e basta, serve ad aumentare il suo grado di fichezza ed a renderlo adatto ai gusti dei lettori con più anni o semplicemente più dark.



Solomon Kane, è ombroso? si, ha un carattere del cazzo? si, ammazza la gente? si
ma ha anche un cuore d'oro vero? certo! perfetto, promosso "Eroe Fantasy Dark!"

2 la principessa da salvare dal cattivo, è un espediente sempreverde, ottimo sia in sostituzione che in aggiunta ai genitori/ amici/parenti/villaggio distrutto per giustificare l’odio nei confronti del cattivo di turno, rendere l’eroe ancora più eroe e dare una botta di altruismo alla lotta al male che non fa mai male alla correttezza politica.

3 l’eroe può diventare un eroina, la sostanza non cambia, da mutare è la descrizione del nostro/a protagonista e il sesso del suo ammmorrrrhhhhhe impossibile, se si vuole dare profondità al personaggio e operare una fine caratterizzazione è sufficiente farla piangere spesso (ogni 30 pagine è considerata la quantità perfetta). Naturalmente è obbligatorio ridurre l'armatura ad un bikini di ghisa e acciaio.
Perfetto esempio di "Eroina" notate che l'unica differenza sostanziale dall'eroe
la si riscontra nell'armatura (bikini di ghisa ed acciaio)

2 comodo per il lettore:

Gli stereotipi sono fottutamente comodi per il lettore, intendiamoci, almeno quanto lo sono per lo scrittore. Siamo tutti affetti dalla “sindrome di soap-opera” malattia gravissime che porta ad apprezzare i seguiti infiniti gli intrecci negli intrecci i personaggi sempre simili e le trame ripetute. Le apprezziamo così tanto che se le ritroviamo in autori diversi ci sembra di non aver mai abbandonato il nostro solito ambito, sanno di focolare, di comodo e danno sicurezza. Non richiedono grossi sforzi d’immaginazione, non presentano sorprese spiacevoli, certo, non ti faranno sobbalzare sulla sedia per lo stupore, ma magari ti ricordano le emozioni che avevi provato leggendo un dato libro anni prima, e, solo per questo, piacciono.

È necessario mettere una piccola postilla ora, il Fantasy è più un genere d’ambientazione, o un genere con dati personaggi che un genere vero e proprio con caratteristiche precise. Ora, non fate il tiro al bersaglio con le mie chiappe per questa blasfema affermazione, perché, se ci riflettete, è così. Nel giallo abbiamo un mistero, un omicidio, un investigatore, insomma, elementi che chiaramente lo delineano, nel romanzo d’avventura abbiamo un’avventura, magari un esploratore/naufrago,e via dicendo, ma, provate a fare lo stesso discorso per il fantasy, cosa otterrete? Otterrete un beneamato cazzo! Ecco cosa otterrete! Perché il fantasy non è un genere vero e proprio, ma un ambientazione, quindi, se prendete un giallo e inserite magia, magari un mondo inventato e qualche elfo, quello è innegabilmente fantasy, ma resta comunque un giallo. Idem per quasi tutti i generi. Questo è sconcertante, può provocare enormi cazzate librarie e determinare nel lettore momenti di incertezza e spaesamento. Quindi, meglio rannicchiarsi in qualcosa che permette di esprimere il Fantasy senza troppi rischi, il comprovato romanzo di formazione/crescita miscelato sapientemente con un po’ d’azione ed un po’ di storia d’amore, possibilmente con momenti d’amicizia e tanto buonismo per non scontentare nessuno.
Saltiamo dalla gioia!

3 Comodi per gli editori:

Naturalmente, se va bene ai lettori va altrettanto bene agli editori, tanti soldi e tanta pubblicità. Va considerato che la mentalità imprenditoriale del rischio non è propriamente diffusa quindi un editore preferisce puntare su un libro che è certo di vendere, magari non moltissimo, ma almeno dalle venti alle quarantamila copie le riesce a fare, piuttosto che su un libro di pura scommessa, che potrebbe venderne centomila di copie, ma magari pure nessuna. L’incertezza e la difficoltà di programmazione delle spese sul medio termine sono una gran brutta bestia per un’azienda molto meglio avere una certa approssimazione delle vendite del trimestre e poter pianificare le stampe con tutta calma. Quindi, largo al trito ma sicuro! Anche qui posso così ribadire: E’ COMODO PER GLI EDITORI!!!

Conclusione:

in conclusione ho esposto i motivi della mia ipotesi, personalmente li trovo piuttosto validi, ma potrebbero fare schifo al cazzo e la cosa non mi disturberebbe minimamente. Da questo credo però si capisce bene il perché non pretendo una grande innovazione, tutti devono mangiare e non posso aspettarmi che un crociato dell’editoria pubblichi romanzi magari bellissimi ma che venderebbero trenta copie. Per il sottoscritto l’innovazione c’è anche se è superficiale o di contorno, basta una razza nuova ma costruita come si deve, basta un artefatto magico un po’ diverso, basta anche (aia! Aia!!! Sento già le pietre che mi colpiscono a sassaiola!!!) un colore di capelli differente dai soliti e basta anche (ammesso di non fare una putrida mascherata) invertire le parti o cambiare il punto di vista della classicissima terza persona limitata, come basterebbe pure creare un cattivo che abbia delle motivazioni semi-nuove o che non se ne stia in una torre, insomma, basta, per me almeno, davvero poco avere innovazione. Gradualmente qualcosa di nuovo si produrrà, attraverso passaggi graduali e via dicendo.

Qualcuno potrebbe chiedersi se mi sono rassegnato, ebbene, anche a questa domanda c’è una risposta, No! Col cazzo che mi rassegno! 
Nihal, non proprio il massimo dell'innovazione ... 
Almeno di eroine dai capelli blu non se ne trovano spesso ... 

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